Da Rambouillet al formato G8

L'origine dei Summit delle grandi economie industrializzate risale al 1975, quando il Presidente francese Valéry Giscard d’Estaing invitò i Leader della Repubblica federale di Germania, del Regno Unito, dell'Italia, degli Stati Uniti e del Giappone a Rambouillet per discutere della crisi economico-finanziaria successiva allo shock petrolifero del 1973-1974. I colloqui di Rambouillet sancirono quelle caratteristiche peculiari che contraddistinguono il foro ancora oggi: senso di informalità tra Leader; schiettezza del dialogo; trattazione dei grandi temi di attualità internazionale; intimità della location del Vertice; presenza di funzionari di fiducia dei Capi di Stato e di Governo ( i c.d. “Sherpa”); brevità dell’incontro; sottoscrizione di una dichiarazione congiunta contenete impegni politici di alto livello.
Lo “spirito di Rambouillet” convinse il Presidente americano Gerald R. Ford a convocare nel giugno del 1976 un secondo incontro a Portorico, che consacrò formalmente l’ingresso del Canada nel consesso. Di qui il nome originario di Gruppo dei Sette o G7. Il Vertice successivo si tenne a Downing Street, nella residenza del Primo Ministro britannico, il 7 e l'8 maggio del 1977. La concomitante Presidenza britannica del Consiglio europeo consentÏ al Regno Unito di invitare anche l'allora Comunità Economica Europea, che prese parte alle discussioni del secondo giorno di lavoro. A Londra i sette Leader si impegnarono a contribuire alla crescita economica globale, al rilancio dell'occupazione, ad una maggiore cooperazione in seno alle organizzazioni internazionali, all'aumento e alla diversificazione della produzione energetica e al sostegno al commercio internazionale. Trascorsero vent'anni dal Summit di Londra del 1977 alla costituzione ufficiale del "Gruppo degli 8" o G8, con l'ingresso della Russia.
Gli anni '90

Gli anni '90 segnano l'ampliamento dell'agenda dei Capi di Stato e di Governo. In occasione dei Vertici si iniziò infatti a discutere anche di grandi temi "globali" e "trasversali", come il cambiamento climatico e l'istruzione, e più tecnici, come la lotta alle pandemie e i crimini transnazionali. A Birmingham, nel 1998, ebbe inizio la consuetudine di separare le riunioni ministeriali Esteri e Finanze dal Vertice dei Capi di Stato e di Governo.
I successivi Vertici di Colonia (1999) e di Okinawa (2000) consolidarono l’affinità di vedute dei Leader sulle grandi questioni economiche e politiche internazionali. Furono gli anni del ritorno allo all’originale “spirito di Rambouillet”: gli otto Paesi condividevano economie nazionali di simili dimensioni, un alto livello di sviluppo economico ed istituzionale, la piena convertibilità della valuta nazionale e la dedizione agli scopi e ai principi della collaborazione internazionale.
Infine, alla vigilia del nuovo millennio in risposta all’esigenza di affrontare con un approccio più tecnico e approfondito le grandi questioni internazionali discusse dai G8 iniziarono a svolgersi anche le prime riunioni Ministeriali tematiche.
Il nuovo millennio
La sensibilità del Gruppo verso i grandi temi globali, l’impatto mediatico dei Vertici, la liberalizzazione dei mercati dei capitali e la nuova realtà economica degli anni 2000, indussero al rafforzamento dei processi di outreach con Paesi terzi, al fine di aumentare l’inclusività e la legittimità del foro.
Nel 2001, sotto Presidenza italiana, fu inaugurato il tradizionale “segmento africano” dei Vertici dei Capi di Stato e di Governo. E fu proprio a Genova che venne presentato il Nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell’Africa (NEPAD). Da quel momento in poi, parallelamente alle discussioni dei Leader, anche le economie emergenti ed i Paesi del Medio Oriente iniziarono a prender parte agli incontri. Dopo aver ospitato nel 2005 a Gleneagles i rappresentanti di Algeria, Etiopia, Ghana, Nigeria, Senegal, Sud Africa e Tanzania nel 2007, con il Vertice di Heiligendamm ebbe inizio un dialogo strutturato tra il Gruppo degli 8 e alcune delle economie emergenti (Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa) sui temi degli investimenti, dell’energia, dell’innovazione e dello sviluppo, conclusosi nel 2009 sotto Presidenza italiana.

A partire dal biennio 2008-2009, di fronte alle turbolenze dei mercati finanziari, alle gravi conseguenze causate dall’impennata dei prezzi delle materie prime e alla propagazione sistemica della crisi economico-finanziaria, si è assistito alla progressiva affermazione del G20 quale “principale foro della nostra cooperazione economica internazionale” (Comunicato finale del Vertice G20 di Pittsburgh, tenutosi nel settembre 2009) e alla conseguente rifocalizzazione dell’agenda dei Vertici G8 su temi globali e di carattere prevalentemente politico e trasversale, senza tuttavia abbandonare l’ originale impegno al rafforzamento della governance economica e finanziaria. Con la sospensione della Russia nell’aprile 2014, il Gruppo è tornato ad riunirsi in formato G7.
Trenta anni hanno dimostrato che il G7 riunisce un insieme di Paesi che condividono valori di fondo comuni, impegnati ad affrontare questioni globali, politiche ed economiche di alto livello. Il confronto e la sintonia tra i sette membri sono gli elementi portanti del suo successo, dimostrando che la felice intuizione che ha portato alla nascita del consesso nella metà degli anni ’70 conserva ancora oggi intatta tutta la sua attualità.
Partecipazione dell’UE

La Comunità Economica Europea (poi diventata Unione Europea) partecipò per la prima volta come membro non enumerato del G7 nel 1977, su invito della Presidenza di turno britannica. Il ruolo della Comunità fu inizialmente circoscritto agli ambiti di sua competenza esclusiva assegnategli dal Trattati di Roma, quali commercio e agricoltura. A partire dal Summit di Ottawa del 1981 l’Unione Europea prese parte a tutte le discussioni. Anche se non presiede il foro, a seguito della sospensione della Russia dal formato “a otto” Bruxelles ha ospitato il Vertice del G7 nel 2014. L’UE è rappresentata ai Summit dal Presidente della Commissione Europea e, dal 2009, anche dal Presidente del Consiglio Europeo. Inoltre, a seconda delle materie trattate e dal livello di partecipazione degli incontri tecnici, viene solitamente rappresentata dai Commissari competenti. L’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune partecipa alle riunioni dei Ministri degli Esteri.